Space Workers è stato un piccolo grande festival degli smart worker e la settimana non poteva che cominciare con il punto di Eleonora Dusi e Vincenzo Bruno, i co-founder di Coaster, organizzatori dell'evento e smart worker.
Coaster è nato così: da tutto quello che hanno imparato in 4 anni come coworking manager, dove hanno conosciuto gli smart worker e le loro aspettative. Dove loro stessi hanno praticato lo smart working.
Ecco perchè, a loro parere, il coworking è l'habitat naturale per il dipendente d'azienda in smart working.
"Innanzitutto va fatta la distinzione doverosa fra quello che chiamiamo "smart worker di natura" e quello "di matrice aziendale. Termini artificiali, forse freddi, per dire che chi ha scelto il percorso dell'autoimprenditorialità ha già un approccio agile al lavoro."
Quello di chi si gestisce da sè.
"Chi è invece un dipendente d'azienda è abituato a orari, regole, imposizioni necessari affinchè la struttura funzioni. Pensiamo un po' a che cosa accadrebbe se in un'azienda non ci fossero più scrivanie, ognuno entrasse e uscisse come vuole e addirittura ogni tanto non si presentasse nemmeno in ufficio!"
Ebbene...accade. È lo smart working aziendale. E funziona proprio così.
L'impiegato o il manager che vede scombussolata la propria routine deve ricalibrare il proprio metodo di lavoro basandolo su parametri nuovi; ma anche il manager che controlla il lavoro deve imparare nuove forme di monitoraggio basate sui risultati.
Su questo punto è interessante l'intervento di Alessandro Perini di PGA Strategia e Organizzazione, coworker di Coaster, che spiega come anche la formazione manageriale stia virando in questo senso, per dotare i manager e gli imprenditori di nuovi schemi mentali e strutturali per tenere le redini di processi in cui le ore lavorate non la fanno più da padrone.
Il coworking parrebbe la soluzione squisitamente perfetta per chi lavora in azienda da remoto.
"Prima di tutto, il coworking è uno spazio attrezzato che consente la piena operatività ed elimina lo stress del lavoro "dove capita". Però offre la libertà della scelta. Ad esempio: sono un neo - papà, scelgo un coworking vicino a casa per poter dare la pappa al bimbo quando si sveglia".
Il matrimonio perfetto, però, non nasce solo da ragioni logistiche. Il coworking, come abbiamo già diffusamente spiegato in altre sedi, è l'opzione che massimizza l'opportunità del lavoro da remoto sia per il dipendente che per l'azienda. Lavorare in un coworking offre nuovi contatti professionali, arricchimento culturale, nuove conoscenze, spunti e idee che possono diventare oggetto di approfondimento, scambio consulenziale, baratto di servizi, un bacino di competenze e risorse umane per chi fa recruitment.
"Ho lavorato per un'azienda internazionale con circa 9/10 direttori delle diverse divisioni. A loro e ai manager veniva pagata la quota annuale di un prestigioso circolo romano, circa 9mila Euro a testa. Erano tutte persone che abitavano fuori Roma, con famiglie in attesa e poca voglia di vita mondana. L'azienda, inoltre, era in periferia, ben lontana dai circoli in questione e rendeva impossibile anche solo andarvi a pranzo. Risultato: quasi nessuno frequentava attivamente il circolo, benché le quote pesassero sull'azienda per 100mila, 120mila euro almeno ogni anno. Quale la resa? Quale il ricavo connesso a questo costo?"
afferma Eleonora Dusi, cofounder di COASTER.
Ebbene: la nostra opinione è che se l'azienda, soprattutto le grandi aziende, decidesse di sostenere per i dipendenti il costo di un coworking, otterrebbe un risparmio incalcolabile (una giornata di coworking viene 25 euro, in media) ma al contempo otterrebbe di innescare nuovi rapporti e relazioni "mandando in giro" le proprie persone. Per tutti gli altri servizi che offre un circolo e che un coworking non ha, cioè ristorante e sport, esistono le cene di lavoro e le palestre. Ossia spese di rappresentanza e spese sportive (queste ultime sostenibili dall'azienda per il dipendente tramite Welfare).
Il welfare aziendale contempla, fra gli elementi determinanti, anche lo smart working. Dunque, l'azienda che intende aderire a un sistema di welfare avrà i vantaggi fiscali che ne discendono e potrà stimolare una cultura interna orientata a questa forma di lavoro, quella smart, sollecitando la frequentazione di coworking sia da parte di tutti i dipendenti. In questo senso, circuiti come Easy Welfare e Welfarein Samex, che conosciamo e utilizziamo abitualmente, sono un incentivo, perché sostengono l'impresa nella creazione di un modello su misura, tarato sulle effettive esigenze dei dipendenti, dotando l'azienda di tutti gli strumenti necessari. Samex, poi, lo fa in moneta complementare. Ma ne parleremo in un approfondimento dedicato.
Chiude Vincenzo Bruno, cofounder di COASTER, con una considerazione:
Quello che sogniamo è un sistema imprenditoriale in cui le aziende SI FACCIANO CARICO del costo dello smart working, come addizionale per i dipendenti, perchè ne comprendono il beneficio sia per il benessere di chi lavora per loro sia per l'azienda stessa, in termini di crescita, produttività, innovazione e arricchimento.