C'è un motivo molto ben preciso se tanti imprenditori, nella storia, si sono interessati a cose che non c'entravano nulla con i soldi: arte, letteratura, natura, umanità. Questo atteggiamento ha a che vedere con la loro consapevolezza di poter cambiare il mondo.
Un'azienda che si nutre di cose belle, come opere d'arte, impatto sociale positivo, letteratura, dopo le restituisce al mondo in qualche forma. È un processo digestivo creativo che sembrerebbe avere un che di divino ma che, a ben vedere, ha risvolti parecchio pragmatici. Siamo tutti d'accordo che fare impresa, oggi, non può più limitarsi alla semplice produzione di beni, in una competizione globale per produrre sempre più pezzi al minuto al minor costo. Non può farlo perchè non siamo a fine Ottocento, ma nemmeno negli anni '80. Non è che abbiamo appena scoperto le meraviglie della catena di montaggio o come è facile wow fare i soldi vendendo assicurazioni al circolo di golf. Inoltre, il Mondo sta finendo in un modo orribile che manco Lars von Trier.
Infine, ecco che entriamo in argomento, l'impresa, nell'atto del produrre, fa i conti con consumatori o irrimediabilmente ignoranti o stupendamente consapevoli, per via dell'accesso a fonti e informazioni illimitate. Sa che le sue decisioni in termini di trasparenza e di impatto taglieranno fuori inevitabilmente o l'una o l'altra fetta di pubblico. Non potrà piacere a tutti. Essere colti oppure essere ignoranti&stupidi, oggi, sono privilegi totalmente gratuiti e alla portata di tutti.
L'ignoranza è un privilegio perchè ti fa risparmiare moltissima fatica. Ti rende divertente alle feste. Ti fa diventare molto popolare sui social. Ti lascia molto tempo libero. Devono averlo capito in molti, perchè la nostra corsa precipitosa verso l'estinzione, che stiamo realizzando con ogni mezzo, ci fa supporre che la legione degli ignoranti stia felicemente vincendo.
Questa materia merita una brevissima digressione.
Tutto questo è solo un'estremizzazione isterica del post-modernismo. Sembra sbalorditivo, a quelli che hanno un po' di innocenza - quindi anche ai bambini delle elementari che aprono per la prima volta il libro di scienze - che ci siano interi paesi con miliardi di abitanti (che non nominiamo per non polemizzare ̶C̶i̶n̶a̶,̶ ̶I̶n̶d̶i̶a̶,̶ ̶R̶u̶s̶s̶i̶a̶ ) che frenano sui temi ambientali, fornendo peraltro pochi dati e informazioni nebulose. Così come sembra sbalorditivo che ci siano persone che leggono titoli di notizie su Facebook e ci credono (che poi, andiamo: Facebook non è più buono nemmeno per scrivere i buongiornissimi caffè o i "grazie a tutti per gli auguri siete tantissimi"). Sembra altrettanto sbalorditivo che ci sia un 3% di popolazione negazionista sul C19 o che esistano, in generale, complottisti di qualsiasi foggia.
Alcune teorie del complotto davvero strampalate esistono solo oggi, proprio oggi che abbiamo tutti gli strumenti a disposizione per smentirle. Per esempio: mai nella storia qualcuno ha pensato che la Terra fosse piatta. Semmai il contrario: hanno tutti sgomitato per farsi intitolare una piazza per aver dimostrato scientificamente il contrario, cioè che la Terra è tonda, come ERA OVVIO per chiunque alzasse gli occhi al cielo. Così come per i vaccini e per i farmaci di ogni tipo: te lo prendevi e basta, non stavi a sindacare. Uno più studiato di te ti diceva che andava bene così.
È probabile che queste schiere di post-modernisti-isterici siano esistite da sempre ma non ne fossimo a conoscenza perchè essi non avevano né voce né uditorio. Qui ci viene incontro il Professore con la sua celebre massima sui social network.
Se l'informazione oggi è illimitata e gratuita, allora essere ignoranti è una scelta ed è la scelta degli stupidi&presuntuosi. La chiave per la sopravvivenza della nostra specie è abbandonarci al nostro essere perdutamente ignoranti. Accettarci per come siamo: fondamentalmente delle creature che sanno poco (tipo: come si fa un business plan, come si apre una pancia con un bisturi, come si salta con l'asta, chi ha vinto gli ultimi mondiali) ma poi basta. Non possiamo sapere tutto di ogni cosa e campiamo solo grazie alla dipendenza epistemica che abbiamo con tutti gli altri esseri pensanti.
È qui che torniamo all'impresa, che potrebbe essere, a sorpresa, l'attore più influente, perchè è in grado di sollecitare la nostra conoscenza e aiutarci a diventare persone meglio, influendo in modo determinante sullo sviluppo tecnologico, culturale e sociale in un periodo storico.
Se un'impresa di media ha portata nazionale e arriva a tutti, conquistandosi la fiducia di un intero paese, dovrà fare i conti con l'impatto culturale che ha sullo stesso quando fa le proprie scelte di contenuti. È molto facile fare soldi propinando alla gente ciò che soddisfa gli istinti più bassi, per lo più collegati a sesso, violenza, minorenni e tette qua e là. È più che ovvio che le persone si avventeranno su quella roba e te la pagheranno. Così come è facile piacere ai ragazzini di tutto il mondo mettendo chilate di zucchero in una bevanda con la caffeina. Anche le onlus non sono da meno. Molte vendono solo perchè ti mostrano il bambino denutrito e fanno leva sull'emozione primordiale del senso di colpa. Molto difficilmente qualcuno alza la testa e indaga sulle ragioni profonde per cui il paese di quel bambino non è sviluppato, oppure sul perchè rifornisca il mercato degli esseri umani.
L'imprenditore è innovatore e la creazione di beni e servizi da vendere è lo stimolo per introdurre nuove tecnologie e, quindi, per il progresso. È una figata ma non l'ho detto io, lo ha detto Schumpeter. Dunque oggi l'impresa si trova davanti al dilemma di vendere a tutti, quindi accontentare anche gli stupidi e ignoranti, oppure vendere a qualcuno, perchè sente viva la sua responsabilità sociale e culturale e intende assumersi un impegno.
Questo discende da una sensibilità che deve avere l'impresa e da noi stessi, che abbiamo il dovere di richiedere a gran voce questo impegno attraverso le nostre scelte di consumo e insorgendo con ogni mezzo lecito se qualcosa non ci sta bene.
Ci sono imprese che fanno cose come queste:
Questo è il solo modo con cui una azienda può competere sul mercato sganciandosi dalla logica di prezzo. Dati gli innumerevoli fattori che incidono sulla determinazione del prezzo dei beni e dato che il mercato è globale, ci sarà sempre qualcuno che venderà a prezzi più convenienti dei miei.
Le imprese oggi hanno la necessità di creare un valore aggiunto che giustifichi il loro prezzo più alto. Allora io, azienda, mi devo rendere protagonista di una rivoluzione prima di tutto culturale e lo devo fare non solo per vocazione ma anche perchè, diversamente, sono destinata a soccombere.
Se i costi di un'azienda sono alti, forse è perchè sta investendo in cose belle e buone. Allora ne vale la pena. Tanto non c'è scampo con Jeff Bezos.