Le coincidenze esistono per legge: se ne parla anche nel nostro diritto penale. Già: sono alla base della conditio sine qua non.
La conoscete bene: è la teoria secondo cui fra i responsabili di un reato vi sono anche coloro che hanno creato le condizioni che lo hanno reso possibile. Per esempio: un automobilista investe un pedone perchè distratto da un conoscente che lo saluta dal marciapiede. La domanda che si è posta la giurisprudenza è: il conoscente è anch’egli responsabile?
Ma ecco il lato fatale della vicenda: non è forse una coincidenza, che quella persona passasse lì proprio in quel momento?
Ci si diverte sin dall’800, nella letteratura del settore, ad “andare indietro” nelle condizioni, indagando sulla concatenazione di eventi che hanno condotto all’epilogo oggetto di dibattimento. In teoria la conditio sine qua non potrebbe non avere fine: si potrebbe perfino ipotizzare che fra i responsabili vi siano anche i genitori di un imputato, rei di averlo fatto nascere. Oppure l’amico dell’uxoricida, quello che dieci anni prima aveva organizzato la cena in cui il reo avrebbe conosciuto la moglie.
Sono iperboli: ma pensate ora a voi. Riflettete su tutte le coincidenze che vi hanno condotto a dove siete oggi.
Le coincidenze sono forse dei momenti magici del quotidiano?
coincidènza s. f. [der. di coincidere]. – 1. Il coincidere, l’accadere simultaneo e fortuito di due o più fatti o circostanze diverse: fu una strana c.; per una fortunata c.
(Enciclopedia Treccani)
La simultaneità casuale di due fatti ci genera stupore. È un vero incanto. Com’è possibile che per puro caso sia accaduto quel qualcosa che ci ha portato dove siamo oggi?
Pensiamo alle scoperte scientifiche fortuite, agli incontri in luoghi improbabili con persone che saranno determinanti, a situazioni inaspettate che sconvolgono la nostra vita. Alle inattese scoperte felici della serendipità.
Quando ero all’università rifiutai un 19 in Ragioneria (perdonata: venivo dal Classico). Momento Sliding doors. Al corso successivo era cambiato il professore: ebbene, non solo imparai la materia come la più scafata del CAF della CGIL, ma fu lui a presentarmi un altro professore, il quale mi presentò a sua volta a un’azienda per uno stage, la quale azienda dopo mi assunse, dando il via a un percorso professionale che ho adorato, ma completamente diverso da quello che io immaginavo di fare. Se avessi accettato quel 19, insomma, Coaster forse non sarebbe esistito. E con esso molte altre cose della mia vita. Sono assolutamente certa che tutto sia da ricondurre a quel 19 rifiutato, perchè so come si sono concatenati tutta una serie stupefacente di eventi e lo racconto spesso.
Se avete vissuto episodi come questo, potrebbe sembrarvi magia, ma secondo la scienza è solo fisica quantistica. Infatti, se quella certa cosa non fosse accaduta ne sarebbero accadute altre e avrebbero generato altri finali.
Ogni volta che accade qualcosa, la realtà in cui viviamo prende una certa strada ma al contempo si generano dei mondi paralleli. È la teoria del multiverso: ci stava lavorando Stephen Hawking prima di morire e se ne parla in milioni di film, libri e fumetti.
Ha in parte a che vedere anche con il paradosso del gatto di Schrödinger, per cui il gatto è sia vivo che morto nello stesso momento.
Per capire meglio: se davanti a me ho due scelte, A e B, esse genereranno due futuri diversi. Fin quando non sceglierò, i due futuri esistono contemporaneamente. Quando sceglierò A, il mio io cosciente sperimenterà la realtà generata da A, ma – secondo la teoria – un mio altro io sta sperimentando B.
Questo video spiega tutto meglio.
Nonostante, quindi, sappiamo che tutto ha a che vedere per certo con la scienza, mentre non sappiamo quanto abbia a che fare con la magia, continuiamo a credere che questa permei il nostro vivere. Abbiamo rituali, superstizioni e manie nel nostro quotidiano, da cui l’aspetto professionale non è esente.
Il nostro vivere urbano-europeo ci porta tanto, tanto lontano dal realismo magico raccontato dalla Allende, da Garcia Marquez, dove le cose fantastiche che noi consideriamo soprannaturali sono invece naturali. Esse, nella letteratura sudamericana di un certo filone, fanno parte della quotidianità e, esattamente come il vento e come il suono del mare, sono accolte senza stupore.
Allora potremmo anche noi pensare, per quanto appunto culturalmente impreparati a tale sforzo, di integrare certe magie nel nostro vivere. Facciamone uso anche nel nostro lavoro: usciamo dagli schemi che ci autoimpongono l’età e le regole di un mestiere e cogliamo i segnali. Telefoniamo a quella certa persona incontrata a un evento, leggiamo quel libro che faceva ridere il tizio sulla metro, seguiamo quel webinar su cui abbiamo cliccato per sbaglio.
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