A chi non è mai capitato di sentire, magari conversando con un amico, "l'ho letto su Facebook" come prova di veridicità delle proprie affermazioni?
È un'asserzione abbastanza comune che negli ultimi anni ha sostituito prepotentemente l'espressione "l'ho visto alla televisione", locuzione molto cara ai nostri nonni. Purtroppo è noto anche che molta dell'informazione che passa su canali "generalisti" - come può essere considerato a tutti gli effetti Facebook ai giorni nostri così com'era per i programmi televisivi qualche decennio fa - non brilla per accuratezza nel controllo delle fonti. Si punta sul sensazionalismo strappa-click (cosiddetto clickbaiting) sulla base di fake news la cui viralità può raggiungere livelli preoccupanti, soprattutto se si considerano i risvolti sulla possibilità di manipolare i sentimenti dell'opinione pubblica.
Dopo l'ultima campagna elettorale negli Stati Uniti questo dibattito è diventato infatti di estrema attualità. Dallo scorso anno in poi il progetto The Trust Project, in gestazione da tre anni, ha subito un'accelerata importante fino alla presentazione al pubblico di questi giorni. The Trust Project è un'iniziativa condivisa di importanti marchi internazionali quali Facebook, Google, Twitter, Bing e a cui hanno aderito anche testate giornalistiche italiane come La Stampa e La Repubblica. In pratica, le aziende che hanno aderito stanno lavorando ad una serie di linee guida per determinare l'affidabilità della notizia che stanno pubblicando o a cui stanno dando risalto.
Accanto ad ogni news comparirà un bollino di qualità, dal quale potranno essere visti i metodi di lavoro, deontologia, controllo sulle fonti che il sito di informazione utilizza prima di pubblicare la notizia.
In questa maniera, tutte le news che non ricevono questo bollino di qualità - perchè non possono o non vogliono seguire i criteri proposti - vengono considerate meno attendibili e il lettore potrà farsi una migliore idea su quali operatori dell'informazione riporre la propria fiducia. The Trust Project è sicuramente un passo in avanti verso il controllo sulle fake news il cui successo però è inevitabilmente legato al numero di aziende che aderiranno all'iniziativa. Il dubbio su "chi controlla il controllore?" è infatti sempre valido e potrà essere superato solo se le linee guida individuate saranno condivise dal maggior numero di aziende possibili.
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