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Visione e vissuti di generazioni a confronto riguardanti il mondo del lavoro. Quali sono le differenze e quali le conferme fra ieri ed oggi?

di Chiara Mundo

Grazie all’opportunità offerta ai ragazzi dall'alternanza scuola lavoro, il nuovo schema stabilito dalla legge 107 del 2015 della Buona Scuola, Coaster si è arricchito di due nuovi collaboratori di eccezione: Chiara e Lorenzo, studenti di 17 anni.

Da questa esperienza, ancora in corso, è nata l’idea: mettere a confronto due generazioni, conoscere le aspettative di una e le considerazioni dell’altra, dare la parola da un lato a una risorsa lavorativa, dall’altro a un possibile datore. Chi sono, oggi, i ragazzi forgiati dalla scuola? E chi sono gli smart worker, questi capi ufficio in Tshirt che lavorano in uffici open space?

La parola a Chiara, che ha appena concluso il terzo anno di scuola superiore nell'istituto ITC Luca Paciolo di Bracciano con indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing. Sarà lei ora a guidarvi in questo articolo!

Mi sono trovata catapultata in una nuova realtà e ho avuto l’opportunità di intervistare persone che hanno fatto i miei stessi studi, si sono migliorati attraverso esperienze all’estero o hanno intrapreso un lavoro completamente nuovo nel settore e quindi davanti a me ho trovato: Antonella Cosenza 34 anni, founder di personalshop.me, Eleonora Dusi, 36 anni, co-founder di Coaster e Luigi Bevilacqua, 62 anni, libero professionista.

Dunque, iniziamo!

Chiara: come veniva visto il mondo del lavoro ai tuoi tempi?

Antonella: sicuramente quando frequentavo la scuola volevo seguire il modello dei miei genitori. Mio padre lavorava in ospedale ed invece mia madre nella pubblica amministrazione, avevamo tutti l'idea del lavoro sicuro con il posto fisso: adesso viviamo nell'incertezza. Il lavoro dobbiamo inventarcelo!

Luigi:diciamo che quando ero giovane, ben pochi miei coetanei erano disposti a rischiare a livello imprenditoriale. Io stesso nel momento in cui mi sono spostato nella libera professione avevo la mia famiglia contraria ma penso che il lavoro sia anche una sfida continua e per il mio carattere avevo il desiderio di cambiare e trovare la mia identità ogni volta in un lavoro diverso, mantenendo una indipendenza che avevo sin dai 18 anni.

Chiara: per quanto riguarda me, invece, ritengo che definire il mondo del lavoro attualmente non sia un'impresa facile. I posti fissi, tanto desiderati dalla generazione precedente sono ormai da scordare: dobbiamo puntare all'innovazione, a idee originali che possano rivoluzionare il campo lavorativo. Fortunatamente la nostra scuola ci specializza e proietta al mondo del lavoro, anche se – vi sembrerà anacronistico - molti ragazzi della nostra scuola stanno cercando il loro futuro nelle milizie, principalmente per le prospettive economiche che offre.

Chiara: cosa si aspetta un datore di lavoro da un giovane lavoratore?
Antonella: io personalmente, visto che sono a capo di una startup, trovo auspicabile che il giovane abbia innanzitutto passione nel lavoro che fa, che sia una persona proattiva, cioè sappia propormi idee nuove e ci aiuti giornalmente attraverso il suo lavoro a migliorarci.

E te Luigi invece?

Luigi: mi aspetto che i giovani abbiamo voglia di migliorarsi e imparare da chi in quel settore c'è già da un po'. Devono - come diceva mio padre - "rubarmi il lavoro", cioè riuscire a superare il maestro per poter essere in futuro un ottimo leader e questa sarà sicuramente a mio avviso la soddisfazione più grande per un titolare, perché grazie all' esperienza ha potuto insegnare e trasmettere tutto ciò che sapeva.

Chiara: Ora ti rivelerò che cosa mi aspetto io (e penso che il mio pensiero sia condivisibile dai miei coetanei). Per il mio carattere spero di non dover avere un datore di lavoro, bensì di gestire in proprio una mia attività. Nel caso in cui dovessi avere un capo, spero che sia una persona socievole, che non si spaventi di fronte agli errori ma che possa risolverli al meglio cercando sempre la soluzione migliore sia per lui che per i suoi dipendenti, autorevole quanto basta e che trovi negli altri una possibilità per migliorare se stesso e il lavoro di tutti.

Chiara: la scuola che hai frequentato ti ha istruito e proiettato nel mondo del lavoro?

 Antonella: assolutamente no, io ho frequentato il liceo classico, una scuola che non rifarei per certi punti di vista ma che ha inculcato in me un metodo di studio, e grazie a questo non ho avuto problemi ad applicarmi. Anche se pensavo che la mia professione sarebbe stata l'avvocato, all'università ho scelto tutt'altro: scienze sociali, che è la facoltà che mi si addice di più. Non me sono pentita affatto.

Eleonora: anche io vengo dal liceo classico e confermo che non mi ha proiettata nel mondo del lavoro, mentre invece ritengo che l'università mi abbia istruito in questo e consiglio vivamente ai giovani che decideranno di continuare gli studi di scegliere una facoltà che li appassioni. Un esempio pratico: ho frequentato la facoltà di Economia e Amministrazione delle Imprese in un piccolo centro, Cassino, e nonostante le dimensioni dell’università, questa ha saputo darmi delle ottime basi. Grazie ad un professore ho potuto intraprendere un tirocinio di 6 mesi in azienda e finito lo stage mi hanno subito assunta.

Quanto a te, invece? Alternanza Scuola – Lavoro è una risorsa o è una perdita di tempo?

Chiara: sicuramente è una risorsa. Se usata nel modo corretto può aprirci le porte per lavori che non sono ancora molto diffusi o conosciuti. Ad esempio, con Coaster ho potuto scoprire e relazionarmi in un'altra realtà lavorativa che sta pian piano prendendo spazio all'interno del nostro paese facilitando moltissime persone.

Chiara: quale lavoro pensavi fosse adatto per te quando avevi la mia età? È attualmente quello che pensavi o hai cambiato direzione? Se cosi perché lo hai fatto?

Antonella: alla mia età pensavo di trovare la mia occupazione nelle professioni letterarie, ma con il passare del tempo ho capito che non avrei potuto fare quel mestiere: caratterialmente non è una professione adatta a me. Infatti mi sono orientata nel campo sociale. Adesso mi occupo di Marketing e di Comunicazione, che poi è quello che mi rappresenta di più

Eleonora: mi vedevo fare carriera in azienda come manager, coltivando in parallelo un “hobby retribuito”: quello della scrittrice. A causa della crisi, le persone della mia generazione hanno dovuto talvolta mettere da parte i propri sogni. Attualmente non faccio la scrittrice ma sono riuscita a dedicare una parte del mio attuale lavoro (co-founder di un coworking) alla scrittura, attraverso il blog e le attività di comunicazione in senso lato.

Luigiho cambiato tantissime volte lavoro, io lo vedo come una sfida per migliorarmi sempre. Ho cominciato nell'ambiente militare poi sono diventato capo ufficio in un'azienda importante dell'epoca e successivamente, per circa 30 anni, mi sono occupato dell'aspetto finanziario di una banca. Più o meno ho sempre fatto ciò che apparteneva alla mia idea mi lavoro. E tu Chiara? Che cosa ti aspetti DAVVERO di fare dopo gli studi?

Chiarami faccio portavoce di una vasta fetta dei miei conoscenti coetanei. Qualsiasi lavoro io decida di fare sicuramente non bypasserò il grande ostacolo dell’università perché potrà far si che io sia una spanna sopra agli altri. Sono una ragazza molto dinamica quindi occuparmi delle comunicazioni, girare il mondo e mettermi in relazione con altre persone non mi dispiacerebbe affatto. Di certo so che non vorrò chiudermi in un ufficio o fermarmi o, seppur appagante per molte persone, a fare la ragioniera in uno studio commercialista di un piccolo paesino come il mio. Ho la chiara sensazione che nei grandi centri urbani si respiri un’aria diversa, che ci sia una maggiore apertura culturale e perciò anche il lavoro sarà sicuramente più stimolante.

Chiara:ora qualche domanda a raffica!

Di che cosa ti occupi e come hai avuto l’idea?

 Antonella: attualmente sono il direttore di personalshop.me: è una piattaforma che incontra clienti e personal shopper aiutandoli negli acquisti. L'idea l'ho avuta mentre lavoravo in un'azienda di moda all'estero, in particolare a Londra. Oltre al fatto che mi ha dato il la nell'ideare questa startup, l'esperienza internazionale mi ha comunque favorito nell'ambito lavorativo.

Cosa ti piace del tuo lavoro?

Eleonora: del mio lavoro mi piace il fatto di non essere vincolata dagli orari (nel bene e nel male) e di non avere un capo: il solo ed unico capo è il cliente.

Che tipo di rapporto hai instaurato con i tuoi dipendenti?

Antonella: il rapporto che ho instaurato con i miei dipendenti è alla pari, sanno che lavoro svolgo io da amministratore e loro di conseguenza da impiegato. Penso anche che il datore e il dipendente siano figure che si aiutano a vicenda. Io da amministratore non ho la saccenza di sentirmi migliore rispetto agli altri bensì sono sicura che possiamo aiutarci insieme a dare un valore aggiunto l'azienda stessa.

Come fai a guadagnare, quali strumenti usi per farlo? È stato difficile trovare i clienti inizialmente o è venuto tutto da sè?

Antonella: al giorno oggi ci aiutano molto i canali web: pubblicità sui social, campagne Google. Sicuramente la crescita di Personal Shop è venuta tutta da sé. Mi permetto di dire che siamo stati bravi nel mercato, abbiamo saputo conquistare i nostri clienti e ad oggi occupiamo un buon posto sia nel mercato italiano che estero. Il nostro è un target di nicchia, la maggior parte sono viaggiatori di lusso, persone già affermate nel mondo del lavoro e quindi professioniste nel loro settore. Ti rivelo però che la maggior parte sono americani.

Chiara:quale pensi sia il segreto per avere un’azienda prestigiosa, che guadagni? Bisogna puntare sul settore risorse umane o sulla tecnologia (digitale, social media marketing ecc.)?

Antonella: personalmente credo che il fattore umano sia fondamentale ed è comunque necessario, anche se siamo in una fase di elevata automatizzazione dei sistemi. Le persone si sentono più sicure e coccolate se davanti a loro c'è una persona e non una macchina. E tu? Se dovessi fare impresa, su che cosa pensi che punteresti?

Chiara: punterei su entrambe. A mio avviso la qualità di un prodotto o di un servizio offerto fa la differenza su qualsiasi tipo di mercato. Quindi, valorizzerei le risorse umane, creando soprattutto all’interno del team un clima sereno e promuoverei i miei dipendenti facendoli essere e sentire sempre un tassello fondamentale dell’impresa. Al contempo sfrutterei quanto basta le macchine: se fossi un’impresa digitale utilizzerei canali di pubblicità efficaci e vigorosi senza passare per scontato. Un settore nel quale investirei di più è l’innovazione.

Chiara:quali pensi siano i segreti per conquistare un cliente?

Antonella: lo conquisti con il fattore umano. Oggi il cliente cerca esperienze e noi ci impegniamo proprio in questo: nel fargli vivere un'esperienza ottimale a partire dal sito internet per finire con la visita al negozio. Questo è sicuramente molto più semplice: dare il benvenuto al cliente con un buon bicchiere di prosecco, conquistarlo attraverso queste piccolezze farà si che si fidi di noi. Invece Chiara, per giovanissimi quali sono i requisiti che un lavoro deve avere?

Chiara: sicuramente vorremmo avere un’occupazione che sia redditizia ma soddisfacente anche dal punto di vista personale, che non occupi interamente la nostra giornata per consentirci di dedicarci alle priorità della vita, come la famiglia.

Scegliere un indirizzo di studi cosi professionalizzante pensi che potrà aiutare la tua prospettiva lavorativa? Il mito che per avere una buona preparazione bisogna studiare in un liceo e non in una scuola tecnica come la tua è ancora pensato?

Chiara: questo lo potrò sapere "a cose fatte" ma ho comunque molta fiducia in questo indirizzo di studi. Mi ha aperto la mente pensando non solo ai libri ma all'effettiva realtà delle cose. Purtroppo viene ancora pensato questo tabù e non solo dagli adulti ma anche dai giovani, probabilmente strumentalizzati dai genitori. Infatti io stessa non sono stata appoggiata all'unanimità dai componenti della mia famiglia, ma farò di tutto per farmi ricredere e far capire che se una persona ha fiducia in quello che fa può aspirare a tutto ciò che desidera dalla vita, in qualsiasi ambito, non solo quello lavorativo.

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