Si è tenuto il 24 febbraio il World Information Architecture Day, un appuntamento annuale dedicato ai temi dell’Architettura dell’Informazione e dell’Ux design. Organizzato dall’ Information Architecture Institute, in Italia ha avuto luogo all'Università degli Studi di Bari.
Architetti dell’informazione, user experience designer, content strategist, product manager, sviluppatori, studiosi e studenti si ritrovano per fare il punto sul tema della "usabilità".
La missione dello IA Institute è lampante (come potrebbe essere altrimenti?):
We Make Information Clearer
We work to make the world’s information clearer and easier to use by improving how people learn, practice, and teach information architecture.
L'architettura dell'informazione è tutto, il tutto dell'era digitale. Razionalizzare e rendere accessibili le informazioni è la sfida. Per capire che cosa vuol dire, si deve pensare a ciò che non vuol dire. Vi è capitato sicuramente di entrare nel sito di un'azienda e di NON CAPIRE CHE COSA VENDESSE. Di cercare una notizia su un sito ma di non trovarla (eppure c'era ed era una notizia davvero importante). Di dover fare una registrazione e di trovarvi a cliccare mille volte, ad attraversare mille pagine, a superare mille porte come in un escape game.
L'architettura dell'informazione studia i percorsi con cui si arriva a una informazione. Questo studio serve a rendere davvero accessibili le informazioni: quando una informazione non è accessibile, è completamente inutile. In questo periodo di sovraffollamento informativo, è una materia fondamentale.
Questa affascinante branca di studi si avvale, non a caso, di designer. Il designer deve realizzare luoghi di informazione che non richiedono al cervello degli sforzi innaturali. Che senso ha un titolo di giornale con un font calligrafico, soltanto perché "è davvero molto bello esteticamente"? A noi interessa solo di leggere il titolo e conoscere la notizia. La bravura sta nell'avere un font leggibile e anche molto bello e riconoscibile.
Oggi vogliamo affrontare questo argomento da un punto di vista diverso. Non quello del web, bensì quello degli oggetti. Partire dagli oggetti e dalla loro usabilità per arrivare a capire meglio la User Experience e l'architettura dell'informazione.
Per farlo abbiamo bisogno di un maestro. Abbiamo bisogno di Bruno Munari.
Scegliamo lui perché sapeva parlare anche ai bambini: non vi sembra il modo migliore di celebrare la semplicità?
Lasciamo a voi interpretare questi estratti e alcune sue opere per utilizzarli come monito e come strumenti per i lavori che state facendo.
In realtà, quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
La semplificazione è il segno dell’intelligenza.
Se volete poi sapere qualcosa di più sulla bellezza, che cos'è esattamente, consultate una storia dell'arte e vedrete che ogni epoca ha le sue veneri e che queste veneri (o apolli) messi assieme e confrontati, fuori dalle loro epoche, sono una famiglia di mostri. Non è bello quello che è bello, disse il rospo alla rospa, ma è bello quello che piace.
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