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Sarahah: è il panico.
L' avete scaricata, attendevate trepidanti il primo insulto anonimo e ora il gioco è già finito.
Le maggiori testate, sincronizzate come non mai, rilanciano tutte la notizia del download presunto illecito che la app avrebbe, in modo del tutto discrezionale, effettuato dalle nostre rubriche.
Per chi non lo sapesse, Sarahah è una semplice app che consente di lasciare e ricevere messaggi in bacheca in modalità del tutto anonima. Il vostro profilo ha un url: basterà fornirlo a destra e a manca, condividerlo sui vostri social, per essere felicemente esposti a qualsiasi invettiva, lanciata nel rassicurante alveo dell'anonimato del vostro aguzzino.
Di fatto, la app fa seguito ad altre precedenti (almeno due clamorosi casi finiti male per razzismo, stalking, molto altro) ma nonostante questo vogliamo parlarvene. Non il backup dei vostri contatti, bensì il potenziale stroncato sul nascere ci ha incuriositi.
Con un'interfaccia elementare e scarne funzionalità, Sarahah riduce all'osso il possibile, rende diretto l'utilizzo. "Parla!", ti chiede . Dì quello che pensi a chi vuoi. Siamo abituati ad applicazioni assai più macchinose, quindi Sarahah stupisce, benché il suo colore festoso, un verde Tiffany apprezzato dalle signore, unito a questa pochezza, la renda misteriosa e straniante. Ed ecco infatti che si rivela che cosa, un phishing? Uno spy? inducendo ora tutti al fermo forzato.
Ebbene, parliamo di 18 milioni di persone che, quest'estate, l'hanno scaricata all'unisono. E di condivisioni a suon di #sarahah ovunque, dove si potevano leggere le grandi verità, talvolta belle e innamorate, talvolta rancorose e offensive, di chi lasciava messaggi a qualcuno.
Questi 18 milioni di persone in poco tempo erano il potenziale. Uno strumento nuovo, che entusiasma e che ha una modalità speciale di funzionamento, non ha competitor, ha un pubblico probabilmente ben profilabile, è un potenziale.
L'ho testata da subito.
Ho scoperto che, nonostante con emozione avessi fatto un accurato sharing del mio profilo, non ero interessante per nessuno, nè per i nemici né per gli amici, che preferivano le solite vie per dirmi qualcosa. Perché - banalmente - siamo tutti adulti e non abbiamo bisogno di dircele in questo modo. E il solo ad avermi scritto mi ha inviato della pubblicità.
Ora: immaginate di creare un database di profili Sarahah e inviare a tutti una sequenza di messaggi anonimi, costruiti con il criterio dello storytelling o della caccia al tesoro o del cosiddetto "marketing dell'attesa" ecc., scatenare meccanismi di viralizzazione dietro all'hashtag #sarahah, curiosità, dibattito. Il tutto senza bisogno di svelarsi subito, in un crescendo di interesse. Insomma, la app aveva - ripeto, prevalentemente per via della propria diffusione fra i teen-ager - un grosso potenziale che spiace non vedere totalmente espresso.
Dai, sarahah per un'altra volta.
(concedetemela)
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